the dust of bunker hill

Tuesday, May 13, 2008

Fernanda Pivano



Oggi sul Corriere si ringrazia (lo fanno gente del calibro di Ellis e McInerney) la Pivano per averci fatto conoscere gli scrittori americani. il tutto nacque da Spoon River che ha dato tanto non solo alle letteratura ma anche alla musica.

io a mio modo voglio ringraziarLa anche per quello che segue. E' un estratto di un lavoro non compiuto (per ora) fatto da un amico che cmq in modo indiretto deve la sua origine a Lei, a quando io leggevo le sue introduzioni ai libri di Questi scrittori. a quelle estati passate in giardino a leggere libri che a volte facevano una cattiva prima impressione. ma solo la prima.

lui ci ha provato. buona lettura.

[omissis]....il più noto è certamente Arturo Bandini (la saga di Bandini comprende quattro romanzi), poi c’è Nick Toscana (presente soprattutto come io narrativo in una serie di racconti) ed infine Henry Molise (che in realtà si trasforma in Dominic Molise in un romanzo in particolare).

A grandi linee si può dire che i tre (quattro se si legge "la grande fame") io narrativi di Fante corrispondano a tre fasi distinte della vita dell’autore, così abbiamo il piccolo Nick Toscana che narra con lo sguardo di un bambino le vicende dell’infanzia di Fante, il giovane Arturo Bandini che attraversa la giovinezza dell’autore e l’ormai cinquantenne Henry Molise che narra della vita adulta e senile.

Ma la produzione letteraria non segue una sorta di cronologia ordinata delle vicende della vita dell’autore (anche per motivi legati alle diverse vicende editoriali che hanno segnato la fortuna e la sfortuna di Fante). La storia di Bandini ad esempio verrà ripresa più volte nel corso della sua produzione e l’ultimo capitolo della saga, Sogni di Bunker Hill, viene dettato dall’autore, ormai malato e impossibilitato a scrivere, alla moglie Joyce e rappresenterà la sua ultima opera.

Districarsi tra tutte questa voci narranti e le vicende reali dell’autore mi ha ricordato quanto scrive Umberto Eco in Sei passeggiate nei boschi narrativi a proposito di Autore Empirico ed Autore Modello, e la caratteristica interessante di Fante è proprio quanto sia sottile e sfumata la barriera che separa i due. Parlare di Fante e della sua opera potrebbe essere un buon pretesto per lo studio delle relazioni che intercorrono fra questi due costrutti che Eco propone.
Come avrà capito si tratterebbe di un lavoro centrato soprattutto sulla narrazione, sulla narrazione di sé, suoi modi e le forme che può assumere. Sul modo in cui narrando e ri-narrando a noi stessi (e in questo Fante è un maestro) le vicende della nostra vita diamo loro significato.

Nell’opera di Fante si configura una sorta di colloquio continuo con se stesso e con il suo Lettore Modello, e oggetto di tale colloquio sono le vicende della sua stessa vita (anche se naturalmente romanzate). Sarebbe interessante poter analizzare tutte le costanti, tutti quegli elementi comuni e trasversali che si ritrovano inevitabilmente nei suoi libri.

Non si tratta solo del contesto familiare descritto quasi sempre alla stessa maniera (una famiglia povera di immigrati, un padre odiato/ammirato, una madre totalmente devota ai figli e al marito), o di grossi eventi che rispecchiano circostanze reali della vita dell’autore (come la prima pubblicazione di un suo racconto), ma anche di piccoli dettagli apparentemente insignificanti, ma che Fante non si stanca mai di narrare e ri-narrare all’infinito, con interessantissime variazioni sul tema. Un esempio di questi dettagli è il destino che segue il ricordo del ritrovamento di una vecchia foto. I luoghi del ritrovamento cambiano, e cambia persino l’oggetto della foto, ma perché Fante continua a narrarci quell’evento? Quale significato assume di volta in volta per l’io narrativo, e quale per Fante?

Un esempio di tematiche più rilevanti è il rapporto dell’autore con il padre. La fortissima ambiguità che prova Fante e che lo porta ora ad esaltarlo e ammirarlo, ora a ritenerlo nient’altro che un ubriacone capace solo di rovinare la vita dell’intera famiglia, trova terreno fertile tra le sue opere e all’ interno di esse. Evolve e si ridefinisce continuamente con esse.

Al di là dell’io narrativo proposto o della saga familiare che proviamo a leggere eventi e personaggi si ripresentano costantemente con letture e ri-narrazioni che si collocano in un continuum che va dalla totale analogia alla drammatica e a volte grottesca diversità e incongruità. La tentazione di porre le vicende reali della biografia dell’autore in questo continuum è forte, e potrebbe essere anche un utile lavoro preliminare, ma l’intento della tesi è volto a dimostrare la superiorità e l’egemonia che la narrazione in fieri (una narrazione di sé che dura tutta la vita) può assumere a discapito della realtà storica stessa, per poi riportare il tutto al piano più generale della narrazione di sé che ognuno di noi compie nella vita quotidiana. Fante fa questo lavoro usando uno strumento particolare: i suoi racconti, i suoi romanzi, i suoi alter ego cartacei.

All’interno del dibattito su realtà storica e realtà narrativa, mi propongo quindi di considerare le vicende dei protagonisti dei libri di Fante (e si tratta di io-narrativi fittizi!) come fondanti della definizione di sé dell’autore. Come ho già detto credo infatti che, anche se rimaneggiati e modificati continuamente (e forse proprio per questo), i temi principali narrati e finanche gli episodi più particolari assumono un valore di verità anche superiore a quello delle vicende reali.

Non propongo quindi una lettura psicoanalitica dell’opera di Fante, ma una analisi dei suoi testi e delle sue narrative come esempio particolare della generale capacità/incapacità di narrare se stessi.

Riportando il discorso sul piano specifico del colloquio, quello che Fante mette in atto con se stesso e i suoi lettori ,lettori modello o lettori empirici (tra i quali figurano gli stessi familiari di cui tanto scrive), non avrebbe ovviamente le caratteristiche di una immediata negoziazione di significati o di uno scambio faccia a faccia come è quello del colloquio clinico. Ma sarebbe comunque configurabile come colloquio, in un setting che è interamente costruito dall’autore, i cui confini si dilatano nell’arco di tutta la vita di Fante. Per quanto si tratta di romanzi e di finzione letteraria prima o poi Fante dovrà fare i conti con la sua biografia reale. Ci sono divertenti documenti su come i familiari più stretti giudicassero il modo in cui vengono descritti nei suoi romanzi, e il susseguirsi delle vicende biografiche reali (prima fra tutte il raggiungimento della notorietà e fortuna letteraria tanto desiderata e tanto al tempo stesso materia prima privilegiata delle sue opere) costringeranno l’autore a ri-narrarsi ancora una volta, a ri-definirsi e ri-colloquiare nell’ennesima variazione sul tema. Un colloquio esteso,dunque, longitudinale, ma non una narrazione solipsistica chiusa in se stessa, definita unilateralmente.

La bibliografia comprenderebbe quindi (oltre alle opere di John Fante) i Suoi testi sul colloquio (in particolar modo riguardo ai capitoli dedicati alla narrazione, alla costruzione di narrazioni e al resoconto), testi sul pensiero narrativo e sull’io narrativo, testi sul costruzionismo, e probabilmente anche testi riguardo al paradigma indiziario (l’intera tesi non potrebbe essere vista anche come una ricostruzione attraverso indizi del modo peculiare in cui Fante ha cercato di dare significato alla propria vita e alle proprie vicende personali?).
Sulla vita di Fante disponiamo di: “Una vita piena. Biografia di John Fante”, di Stephen Cooper.

Per quanto riguarda studi critici sulla sua opera non ci sono interi testi dedicati all’autore (perlomeno tradotti in italiano), ma sono di notevole interesse varie introduzioni e prefazioni alle diverse edizioni dei suoi romanzi e racconti (per citare alcuni autori: Domenico Starnone, prefazione a Dago Red; Emanuele Trevi, Storia di Dago Red; Sandro Veronesi, introduzione a Un anno terribile; Charles Bukowski, prefazione a Chiedi alla polvere; Gianni Amelio, introduzione a Sogni di Bunker Hill).....[omissis]

molto di questo e' dovuto a Lei che ce li ha fatti conoscere prima di altri.

the dust of bunker hill.

0 Comments:

Post a Comment

Subscribe to Post Comments [Atom]

<< Home