Barbershop

Mi ha fatto un signor taglio, davvero. Penso che una passata della mia gelatina Clever® sarebbe ok, gli dico. E allora lui apre il barattolo e con l’indice e il medio uniti a paletta raspa una mezza curva nella sostanza molliccia e profumata di gelatina Clever®.
Rosemary adora quell’odore. Io, in fin dei conti la metto per lei sta roba sulla testa.
Dice che assomiglio a Babe Ruth con questa bella scriminatura e i capelli lisciati da una parte.
Io rido e le dico: certo cara. È sempre la stessa ragazzina di trent’anni fa la mia piccola Rosemary.
Mi ha anche regalato la maglia degli Yenkees. E io hai voglia a dirle che ho sempre tenuto per i Dodgers e che caspita sono pur sempre nato a Brooklyn! Ma lei niente.
È tutta matta Rosemary. Ma è la mia Rosemary e a me va bene così.
Il ragazzo finisce il suo lavoro e con aria soddisfatta mi fa sfilare lo specchio attorno alla testa.
Io non ho fatto in tempo a vedere un bel niente. Ma gli dico che è ok.
Lui mi sorride e mi dice che dà solo una mano per l’estate e che a settembre andrà al college. Ma non qui a RPI, all’ovest, in Texas dice.
Io gli dico che se per lui è ok è ok anche per me ma che un talento è un talento e non deve andare sprecato. Ma è tardi e Joy se la gode sgranocchiando una barretta Snickers® sulla soglia del negozio di barbiere che era di suo nonno Joy Sr., e che fu il primo a tagliare i miei capelli qui a Troy quando arrivammo da Brooklyn e che mise per primo in testa a Rosemary la storia di questa assurda somiglianza con Babe Ruth.
E il sole entra dolce e di traverso dalle persiane del Wal Mart®.
A casa Rosemary sta cucinando lo stufato di montone con gli gnocchi di pane.
Oggi è un mercoledì di maggio. Ma non chiedetemi il numero, non lo ricordo.
1 Comments:
At 1:35 PM ,
Anonymous said...
standing ovation, my friend.
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