the dust of bunker hill

Wednesday, May 17, 2006

C'era Sidvinicious

Sono tornato che era notte. Mi fischiavano ancora le orecchie.
Bene così, mi sono detto, mentre la porta di casa rastrellava le lattine di birra.
Jude, sei tu? Fa lei, dal fondo del buio.
Non rispondo, non accendo la luce. Basta quel poco di bianco che traspare dai vetri opachi, anneriti dallo smog dell’autostrada. Luise è sdraiata sul divano, ubriaca come al solito. Deve avere anche vomitato, lo intuisco dalla sensazione di molliccio che ho sotto i piedi e dal fetore della stanza. Passa a razzo una macchina mentre spalanco la finestra, forse una Chevrolet® Malibu™, penso.

Ehi Joy, come sono stati i Mad Season? Mi chiede. Erano i Pearl Jam, faccio io tirandola su.
I Pearl Jam, i Pearl Jam.
E intanto penso a Christine e a perchè diavolo non ha voluto che la riaccompagnassi a casa. Almeno, penso, mi avrebbe risparmiato questo schifo.
Ci avrebbe pensato Jude, forse.
Dov’è Jude? Le faccio scolandomi un avanzo dell’ultima Bud®, ha quindici anni forse sarebbe bene che se ne stesse a casa qualche volta, dico. E già so che il sangue ha preso a girare, più forte del dovuto.
Luise bofonchia qualcosa, bofonchia di un concerto a NYC.
Sid, Sidvinicious.
Sid, Sidvinicious.
Ma Jude ha quindici anni cazzo e sono le quattro del mattino e Troy è 153 miglia a nord di NYC.
Mentre penso piano che forse dovrei parlare alla mia sorellina e spiegarle come ci si comporta e che è a me che deve chiedere il permesso per fare quello che ha voglia di fare che non è studiare, già mi accorgo che sto sbraitando contro Luise.
Sei un piccolo uomo, mi fa ridendo.
Tua sorella è sveglia, dice mentre io già l’ho colpita sulla faccia.
Stai zitta, dico. Stai zitta.
Ma lei niente, ride e biascica le sue idiozie. Sembra divertirsi molto mentre le stringo i polsi e le grido di tacere. Ride e mi dice che c’era Sid, Sidvinicious e che Jude è andata.
Tutto l’amore che mi manca l’ho dato a mia sorella.
Esco che albeggia sullo squallido sobborgo nell’Hudson Valley, sul distributore di Johnny McGee, sulle livide baracche, sui catorci parcheggiati davanti all’officina del vecchio Moe. Sul biglietto del concerto che mi ritrovo in tasca e dietro cui Christine aveva scritto con cura il suo numero.
Penso a Jude, a quello che l’attende. Penso a nostra madre che per lei sarà sempre Luise l’ubriacona, come la chiamano qui.
Mi accendo una Mapleton® e mi siedo sui gradini di casa.
Dall’altro lato della strada Johnny ha spento le insegne luminose, arriva un cliente.
Sono le cinque della mattina, Jude è lontana.

3 Comments:

  • At 8:26 AM , Anonymous Anonymous said...

    sei un genio.

     
  • At 9:23 AM , Anonymous Anonymous said...

    Sid, Sidvinicious è il vero genio!

     
  • At 9:03 AM , Anonymous Anonymous said...

    sid vinicious non comprende questo strano magone che ha dentro, ne perchè i suoi occhi abbiano cominciato a secernere acqua salata senza possibilità di fermarsi. sid vinicious non conosce il significato della parola "commozione" ma ci si sta avvicinando. se prima i fazzoletti li usava solo per uno scopo, ora ne ha appreso un secondo...

    :)

    amico.

    Sid

     

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